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Lo studio associati Maior ha ottenuto un risarcimento di 250mila euro per danni da infezione contratta in ospedale.

“Un’importante struttura pubblica nel nord-est dell’Italia ha concordato di liquidare un risarcimento di 250.000,00 euro in favore del cliente rappresentato dallo Studio Maior, in relazione ai danni subiti a causa di un’infezione nosocomiale. L’infezione nosocomiale contratta dal nostro cliente era innegabile, così come il suo carattere ospedaliero e i gravi danni che ha subito”: a riferirlo è lo studio Associati Maior – Studio legale e medico legale composto dagli Avvocati Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalano e Filippo Castaldo, nonché dal medico-legale Dott. Marcello Lorello.

“La sfida principale affrontata dallo Studio Maior è stata la strenua difesa della controparte, che ha presentato una mastodontica documentazione composta da oltre 4.000 pagine di certificati, al fine di dimostrare di aver adottato tutte le misure preventive appropriate per evitare il danno. Il rischio era che l’infezione potesse essere considerata prevedibile ma non prevenibile, mettendo a repentaglio il riconoscimento del risarcimento. Tuttavia, grazie a un’ardua e prolungata trattativa durata diversi mesi, lo Studio Maior è riuscito nell’impresa di concordare con la controparte un importo equo. Questo accordo permette al nostro cliente di ottenere un risarcimento sostanziale per i danni subiti, rinunciando solo a una minima parte del totale richiesto” hanno dichiarato soddisfatti gli avvocati dello Studio legale Maior.

“Questa vittoria rappresenta un importante successo per lo Studio Maior e conferma il nostro impegno costante nel garantire giustizia e risarcimenti adeguati ai nostri clienti. Siamo orgogliosi della nostra capacità di gestire casi complessi e controversi e di perseguire gli interessi dei nostri assistiti con determinazione e professionalità”, concludono.

“Lo studio legale Associati Maior è orgoglioso di annunciare un importante successo legale ottenuto nel caso di un grave danno chirurgico estetico e psichico eseguito da una clinica Campana. Circa un anno e mezzo fa, una paziente si è rivolta a noi con gravi preoccupazioni riguardo a un intervento al seno che aveva avuto esito negativo e che aveva notevolmente compromesso la sua condizione estetica. L’intervento chirurgico, originariamente concepito per migliorare la sua immagine personale, ha purtroppo avuto conseguenze devastanti” fanno sapere dallo studio Associati Maior – Studio legale e medico legale composto dagli Avvocati Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalano e Filippo Castaldo, nonché dal medico-legale Dott. Marcello Lorello.

“La paziente ha sviluppato una virulenta infezione nella zona chirurgica, rendendo necessari due ulteriori interventi correttivi. Questi interventi non solo hanno lasciato una cicatrice significativa, ma hanno anche causato gravi disagi psicologici e uno stress emotivo considerevole dovuto alla necessità di sottoporsi a ulteriori procedure chirurgiche”, sottolineano gli avvocati.

“Il team legale dello studio Associati Maior ha intrapreso azioni legali a nome della paziente, depositando un ricorso per la Responsabilità Professionale Medica (ATP). In seguito, il tribunale ha nominato un collegio di consulenti tecnici d’ufficio (C.T.U.) per esaminare il caso. Dopo un’attenta analisi della documentazione, il collegio di C.T.U. ha riconosciuto la responsabilità degli operatori sanitari che avevano eseguito l’intervento e ha quantificato il danno in modo congruente con quanto da noi prospettato”, proseguono.

Una transazione che fa scuola” secondo i legali.

E concludono: “È con grande soddisfazione che annunciamo che il risarcimento richiesto da noi è stato pienamente riconosciuto dalla compagnia di assicurazione della clinica che aveva operato la paziente. Questa compagnia ha formulato un’offerta risarcitoria straordinaria di oltre 50.000 euro, stabilendo così un nuovo record nel settore del danno chirurgico estetico. Questo risultato dimostra il nostro impegno incrollabile a difendere i diritti dei pazienti e ad assicurare che siano adeguatamente risarciti per i danni subiti a causa di errori medici. Continueremo a lavorare instancabilmente per garantire che giustizia sia fatta per tutti i nostri clienti e che le norme professionali più elevate siano rispettate”.

La medicina è una scienza umana e, come tale, non è una scienza esatta. Tuttavia sia in base alla deontologia medica sia alla luce degli standard minimi di assistenza possono riconoscersi ipotesi in cui la pratica medica non viene eseguita secondo queste linee guida ma anzi si verificano abusi e illeciti dovuti a negligenza e imperizia.

Questo è proprio il caso di una nostra cliente che ha subito un intervento chirurgico di artroprotesi all’anca presso una struttura privata. Già a pochi mesi dall’intervento la ricorrente accusava forti dolori che ostacolavano e rendevano difficoltose le sue attività quotidiane. A seguito di numerosi accertamenti che confermavano le sofferenze patite dalla nostra cliente e le attribuivano alla mancata perizia nell’esecuzione dell’intervento chirurgico all’anca, la stessa si recava presso un altro presidio ospedaliero fuori regione.
A meno di due anni dal primo intervento, ormai sfiancata dal dolore quotidiano e impossibilitata nei movimenti, la ricorrente ha subito un’ulteriore operazione all’anca. Addirittura, tanto invalidante era la sofferenza patita, che la nostra cliente è stata accettata al ricovero in sedia a rotelle.
Il secondo intervento eseguito in un’altra clinica (lontana dal domicilio della nostra assistita) è andato a buon fine ma, nonostante questo, la ricorrente ha comunque affrontato un decorso operatorio lungo, con necessità di rieducazione posturale e utilizzo di stampelle per camminare.

L’operazione di artroprotesi, al giorno d’oggi, è una operazione routinaria, scevra da rischi. Se, però, viene eseguita correttamente. Altrimenti può comportare danni gravi e irreparabili, proprio quanto accaduto alla ricorrente. Adesso la nostra cliente si trova in una condizione di invalidità permanente causata dall’indebolimento del suo fisico a seguito dell’evitabile intervento.

I sanitari della clinica dove la nostra cliente ha subito il primo intervento hanno agito con negligenza, imperizia e imprudenza. Così come è stata effettuata l’operazione chirurgica ha comportato un gravissimo nocumento, causando una zoppia protratta che è poi sfociata nella necessità di spostarsi in sedia a rotelle.

La lesione del bene salute, tutelato dall’art. 32 della nostra Costituzione, dà diritto al risarcimento del danno non patrimoniale per la menomazione dell’integrità psicofisica e la compromissione della vita socio-relazionale (Cass. Civ., Sez. 3, Ordinanza n. 7126 del 12/03/2021).

Alla nostra cliente andranno risarciti sia la lesione temporanea e permanente dell’integrità psicofisica sia i numerosi e incommensurabili patimenti subiti in termini di dolore e sofferenza soggettiva a seguito di un intervento ‘sbagliato’.

La condotta clinica negligente del medico e della struttura ospedaliera fanno della ricorrente una vittima di malasanità che attende giustizia.